Il Trecento
Il Trecento è un secolo, per Lucca, in parte tristissimo –la peste e la dominazione pisana– e in parte no: il dominio di Castruccio Castracani, nel primo ventennio del secolo, e la Libertà ritrovata con la fine della cattività babilonese (sottomissione a Pisa dal 1343 al 1369) nella seconda metà del secolo. Nel 1308 Lucca mostra nel suo Statuto le dodici Vicarie in cui ha diviso il suo territorio. Quella che comprende Pariana è la Vicaria di Valdilima ma con l’aggiunta delle Terrarum Civium, terre nuove dei cittadini già vedute.
Lucca non è solo il polo di sviluppo dell’attività economica – non si dimentichi mai che il governo della città è totalmente nelle mani dei mercanti, banchieri, manufatturieri borghesi che ovviamente legiferano nell’interesse delle loro corporazioni – ma la stessa organizzazione della produzione coinvolge in un tutt’uno la città, il contado e la montagna. Come già detto, le attività sono delocalizzate nei borghi di montagna, dove sono i telai per la seta e i panni (la tessitura è fatta in centinaia di case e da donne), dove sono le ferriere per fondere il ferro e lavorarlo (nell’area di Villa Basilica si sviluppa l’arte delle spade e della coltelleria), dove sono le cartiere per la produzione cartaria, dove sono le cave, il legname, le fornaci da calce per l’edilizia, dove sono le greggi e gli animali per il cuoio e il pellame, dove sono i boschi per gli alberi e i remi delle navi e dove, soprattutto, c’è la produzione alimentare che è in un regime chiuso in cui il contado e la montagna sfamano se stesse e la città di riferimento (miglia di persone) quotidianamente.
Dunque, non si tratta solo di movimento di merci per lunghi spostamenti ma anche una produzione e traffico per un’attività che concepisce una grande fabbrica diffusa che, quotidianamente, si muove ed ha bisogno di una struttura logistica per il movimento.
I primi due decenni del Trecento sono il tempo di uno dei capitani d’industria lucchese che si fa principe, Castruccio Castracani degli Antelminelli. La sua storia è nota ed è nota la sua espansione verso i territori circostanti della Lunigiana marittima (con a capo Sarzana), della Lunigiana interna in cui si scontra con il Marchese Spinetta Malaspina, della Garfagnana e della montagna lucchese. Si sa che, nel 1315, Villa Basilica e suo territorio (dunque è verosimile anche Pariana) siano state date ad Azzo della famiglia nobile ma imborghesita dei Da Gragnana, un’antica famiglia feudale dell’alta Garfagnana che aveva saputo diventare borghese e si era legata a Lucca e a Castruccio (Azzo era genero di Castruccio).
Nel 1320, l’Imperatore Ludovico il Bavaro sancì con Diploma il governo di Castruccio sulle provinciis della Valle della Lima e Terre Civium, dei cittadini, fra cui Pariana.

DOMENICO PACCHI, RICERCHE ISTORICHE SULLA PROVINCIA DELLA GARFAGNANA

CASTRUCCIO CASTRACANI DEGLI ANTELMINELLI
Nel 1328 Castruccio muore ed inizia un periodo assai triste, come detto, che Giovanni Sercambi nelle sue Croniche delinea da XIV al XV secolo, il tempo di Paolo Guinigi signore di Lucca, membro anch’esso di una ricca famiglia mercantile lucchese. Nel 1331, regnante Re Giovanni di Boemia, Pariana fu aggregata con Villa Basilica a Pescia e fu presente all’atto un notaio pariano, Ser Nicolao da Pariana, uno dei membri di quei ceti dirigenti del borgo e territorio montano.

Nel 1355, ancora un Diploma dell’Imperatore Carlo IV conferma alla Diocesi lucchese la Pieve di Villa Basilica e il suo plebanato, fra cui la Chiesa di Pariana. Ma si tratta ormai di atti che incidono poco sulla politica e amministrazione reale del territorio, passata alle Città-Stato, al mondo mercantile e finanziario ed ai ceti dirigenti locali.


AAL, Diploma dell’Imperatore Carlo IV che conferma ancora –con la stessa formula– il possesso della Pieve di Villa Basilica e suo Piviere, con Pariana, nel 1355, come avevano già fatto Ottone IV nel 1209 e i suoi predecessori.
Come detto, Giovanni Sercambi descrisse le vicende di Lucca e le sue terre con una bellissima opera manoscritta e miniata. Facciamo riferimento ad uno dei pochissimi documenti che richiamano Pariana. Qui è un soldato di ventura –Pariana era terra di spade e montanari capaci di usarle– dei tanti che venivano reclutati della montagna lucchese di Garfagnana. Perché così è la guerra:
Quando l’uomo è in guerra quella vigorosamente far dé, quando pace avere non si può.

GIOVANNI SERCAMBI, CRONICHE, MORTE DI UN SOLDATO DI PARIANA.
E fu proprio Giovanni Sercambi che, nel 1398, cita la Fortezza di Pariana dandoci informazione sulla fortificazione e il castello del borgo. Una fortezza del XIV secolo che potrebbe essere la stessa rappresentata in un bellissimo bassorilievo su un portale di Pariana e datato 1524. Qui sotto.

Il bassorilievo è datato, prima 1524 e poi 1770 (a Pariana è consuetudine di datare tutti gli interventi edilizi fatti: ci sono tantissime date scolpite) ma è possibile che le date siano successive dato che la fortezza e la chiesa sono in rilievo mentre la data è incisa, scavata e dunque può essere posteriore. Tuttavia la torre, con beccatelli e troniere, e la struttura merlata sono una splendida rappresentazione della fortezza che Sercambi invitava a difendere e mantenere da parte di Lucca.

Sulla Fortezza di Pariana voglio notare come il bassorilievo che compare sull’architrave è singolarmente simile a quello che vediamo nella pittura che ritrae Castruccio Castracani e del tutto simile ai castelli del XIII-XIV secolo sia dipinti che rimasti a noi oggi (la Torre di Valgiano). Se ne fa una casistica per affermare che la Fortezza di Pariana dovette essere presente almeno dal XIV secolo.
Dal 1369, tuttavia, termina la cattività babilonese, cioè la dominazione di Pisa su Lucca e quest’ultima riprende con slancio la sua politica di controllo del territorio. A cavallo fra i due secoli, Paolo Guinigi diventa signore di Lucca e nel suo Carteggio abbiamo notizie della vita civile e militare che si svolgeva a Pariana, notizie che arrivano anche dal Comune di Pariana che è in piena attività.

CARTEGGIO DI PAOLO GUINIGI, 1413
Il Quattrocento –secolo splendido- non fu da meno del precedente in quanto a disordini, guerre e scontri e vide la contrapposizione che portò alla definizione del confine fra Firenze e Lucca. Anche questo secolo vide cambi di dominazione e violenti scontri animati anche dai tanti Capitano di ventura che scorrazzavano nel territorio. Ma non mancò il ruolo di gruppi e bande armate locali, scaturite dal territorio.
Fu anche il secolo in cui lo scontro divenne a tre, Firenze, Lucca e –dal nord- gli Estensi di Ferrara che si insedieranno stabilmente in Garfagnana e suoi castelli. E furon dette non a caso le tre potenze. Negli anni ’30 del ‘400 lo scontro fu globale nel territorio: nel 1430 Pariana fu occupato dai Fiorentini e poi ancora tre anni dopo e ritornò a Lucca con le Vicarie di Valle Ariana e Valdilima nel marzo del 1442. Nel caos di quella guerra, il territorio vide all’opera personaggi magnifici che abbiamo conosciuto nella storia come Francesco Ferrucci e Maramaldo, capitani di ventura.

E forse, proprio per quel secolo di figure cavalleresche, Pariana ispirò ad Angelo Quilici l’ambientazione dell’epopea di un cavaliere, Gonzello –cui è dedicata una via dell’attuale paese– nel suo romanzo Il Cavaliere Gonzello da Pariana (Romanzo storico del XV secolo).

Il ‘500 fu secolo di gravi turbative, in campo politico e sociale (con fenomeni di brigantaggio di cui ci parla M. Berengo nel suo Nobili e Mercanti nella Lucca del Cinquecento) ma anche in campo religioso da cui giunsero le maggiori novità: nel 1517 Martin Lutero affisse le sue Tesi a Magonza dando vita, con la Riforma, alla spaccatura nella Chiesa cattolica e, dalla metà del secolo, alla reazione della Chiesa stessa, con la Controriforma. La Compagnia di Gesù fu lo strumento della Controriforma ed essa attuò una vastissima azione di missioni nella montagna (che un campione gesuita, Silvestro Landini, chiamava le nostre Indie). Anche Pariana –dove predicò il domenicano eretico Benedetto da Villa Basilica– fu più volte visitata da un gesuita importante, Padre Filippo Poggi, della cui biografia si dirà in una scheda specifica.
Con il Sei e Settecento e fino alla calata di Napoleone, le terre montane conobbero una contrazione di interesse e i borghi –fiorenti e attivissimi nei secoli precedenti– iniziarono a diventare quelle terre marginali che sono divenute nell’800 e poi dopo il grande esodo del secondo dopoguerra nel ‘900.